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In ogni percorso di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita), è fondamentale valutare lo stato dell’endometrio, il tessuto che riveste l’interno dell’utero, poiché svolge un ruolo cruciale nell’impianto degli embrioni e nel mantenimento della gravidanza. L’endometriocoltura è uno dei test che può essere fatto al riguardo, prima del transfer embrionale, ad esempio, soprattutto per identificare eventuali infezioni o altri fattori che potrebbero influenzare la riuscita del trattamento. Si tratta di una procedura diagnostica eseguibile in un laboratorio, dopo aver prelevato una piccola parte di tessuto endometriale dalla paziente, attraverso una biopsia. Ecco cosa occorre sapere al riguardo.

Endometriocoltura prima della PMA: perché si fa e a cosa serve

Il ruolo dell’endometrio nella gravidanza

Prima di entrare nel merito dei test che possano valutare la salute dell’endometrio in un percorso di PMA è utile comprendere come questo tessuto sia essenziale per lo sviluppo ed il proseguo di una gestazione. L’endometrio è infatti il rivestimento interno dell’utero che ogni mese, grazie all’azione degli ormoni, si ispessisce e si rinnova in preparazione a una potenziale gravidanza. Se non avviene il concepimento, si sfalda e viene espulso durante il ciclo mestruale, altrimenti continua ad ispessirsi per accogliere e nutrire l’embrione. È nell’endometrio, infatti, che questi si annida, dando inizio alla gravidanza vera e propria. Tale tessuto supporta lo sviluppo dell’embrione durante le prime settimane, fino a quando non è soppiantato dalla placenta. È facile dunque comprendere quanto sia importante avere un endometrio sano per avere una buona gestazione sia questa fisiologica che dovuta ad un percorso di PMA.

Endometriocoltura, cos’è

L’endometriocoltura è una procedura diagnostica che consiste nel prelevare un campione di tessuto dall’endometrio (biopsia endometriale) da mettere in coltura in un laboratorio. Serve a identificare la presenza di batteri, funghi o altri agenti patogeni, al fine di individuare una terapia adeguata all’eliminazione dell’infezione. In un contesto di PMA questo è particolarmente importante poiché è necessario che l’embrione trovi un ambiente sano in cui annidarsi, per il suo corretto sviluppo ed evitare aborti spontanei. Una volta effettuata la biopsia endometriale è inoltre possibile analizzare il tessuto con altre metodiche specifiche per individuarne particolari altre anomalie, come infiammazioni o alterazioni genetiche o immunitarie.

Biopsia endometriale ed endometriocoltura, perché farle prima della PMA

Per realizzare una coltura endometriale è necessario effettuare una biopsia, ovvero prelevare una piccola porzione di tessuto. Una parte viene anche analizzata al microscopio con l’obiettivo di valutarne la struttura e controllare che il suo sviluppo sia fisiologico, normale, per la fase del ciclo mestruale di riferimento. Sono dati importanti specialmente in un percorso di PMA: questo richiede molto impegno, sotto più fronti, e l’intero iter può essere vanificato se non si controllano tutti i fattori. Un endometrio sano e ricettivo, al fine di una gravidanza ha un valore determinante.  Il 20% dei casi di infertilità è dovuto a un fattore endometriale. Qualsiasi anomalia come infezioni o infiammazioni, endometriosi o poliposi può influenzare negativamente la capacità dell’utero di portare avanti una gestazione.  Questo esame è particolarmente indicato per donne che hanno avuto fallimenti di impianto ricorrenti o poliabortività, poiché può rivelare anche problemi immunitari che inibiscono l’annidamento embrionale. La biopsia endometriale può anche essere utile per monitorare gli effetti di una terapia ormonale o per indagare su sanguinamenti anomali, non solo durante un percorso di PMA.

Biopsia endometriale nella PMA

Nello specifico, una biopsia endometriale prima di una PMA può essere utile per effettuare diversi controlli e valutare altrettanti aspetti che riguardano questo prezioso tessuto uterino, come i seguenti:

  • Il test ERA: analizza la ricettività endometriale
  • Endometriocoltura, normale, tradizionale o tramite metodica EMMA: alla ricerca di eventuali patogeni e batteri nel tessuto
  • Test endometriale plasmacellule: è un’indagine immuno-istologica mirata alla ricerca di plasmacellule e cellule Natural Killer (NK) la cui presenza eccessiva è correlata ad un errore del sistema immunitario che impedisce l’impianto dell’embrione; di solito la positività corrisponde ad una diagnosi di endometrite cronica, un’infiammazione dovuta a comuni infezioni batteriche (in primis da streptococco).

Prima di avviare un percorso di fecondazione assistita questi test si rivelano particolarmente importanti, poiché permettono di avviare un trattamento preventivo e/o di rimandare il transfer di un embrione o l’inseminazione intrauterina.

Endometrio coltura, a chi rivolgersi?

La biopsia endometriale è un’indagine diagnostica invasiva, seppure di facile realizzazione: non richiede anestesia -ma si può ottenere una lieve sedazione- e neppure il ricovero. Si esegue in un qualunque ambulatorio ginecologico qualificato. Non richiede una preparazione particolare, anche se va eseguita in una fase specifica del ciclo, e dura in tutto 10 minuti. Dopo il prelievo si possono manifestare diversi disturbi:

  • Leggero dolore/fastidio localizzato
  • sanguinamento
  • lievi crampi

Nulla di preoccupante, che va comunque segnalato al ginecologo. Per effettuare l’endometriocoltura prima della PMA, è consigliabile rivolgersi a specialisti nel campo della fertilità, come la Dottoressa Monica Antinori. Con la sua esperienza, può fornire una consulenza accurata e guidare le coppie attraverso i vari passaggi del processo diagnostico e terapeutico. Qui tutti i suoi contatti.