In una gravidanza extrauterina, come si evince dal termine, l’embrione si impianta fuori dall’utero, la sede fisiologica per il suo sviluppo. Quando una donna desiderosa di diventare madre riceve una diagnosi di questo tipo l’impatto emotivo è forte e subito viene spontanea la domanda: si può portare a termine? Purtroppo, la risposta è negativa e bisogna comprendere bene il perché. È un evento raro, ma molto pericoloso, non solo per la vita della paziente, ma anche per la sua futura fertilità. È quindi fondamentale una diagnosi tempestiva, seguita da un trattamento adeguato. Ecco tutto quello che occorre sapere e fare al riguardo: come riconoscere una gravidanza extrauterina, quali le conseguenze, le possibili cure e a chi rivolgersi.
Gravidanza extrauterina, definizione
Una normale gestazione inizia con l’ovulo fecondato, nelle prime fasi embrionali, che va ad impiantarsi nell’endometrio, il rivestimento interno dell’utero, da cui riceverà tutto il nutrimento necessario alla sua crescita, prima che si sviluppi la placenta. In una gravidanza extrauterina, nota anche come ectopica, l’embrione si ferma prima, attaccandosi fuori dalla cavità uterina. Nella maggioranza dei casi ciò avviene in una tuba di Falloppio, ovvero dove l’ovulo viene fecondato e attraverso cui “viaggia” verso l’utero. In questi casi si parla anche di gravidanza tubarica. Più raramente si verifica in altre aree dell’organismo, come nell’ovaio, nella cavità addominale o nella cervice (la parte inferiore dell’utero, collegata alla vagina). Non sempre sono definibili le cause, ma spesso sono riconducibili ad ostruzione o danneggiamento delle tube. È chiaro che il proseguo della gestazione non possa avvenire, ma va sottolineato come questa condizione se non trattata possa comportare serie conseguenze per la salute della donna, da gravi emorragie interne a danni agli organi interessati, come la rottura della tuba stessa.
Gravidanza extrauterina: quando si capisce
Come riconoscere una gravidanza extrauterina? Quali sono i sintomi e le tempistiche per una diagnosi precisa? Non sempre è facile individuare questa condizione, poiché all’inizio i segnali di allarme sono lievi e facilmente riconducibili ad una normale gestazione. Tuttavia, alcuni possono suggerire un controllo tempestivo, come i seguenti:
- dolore addominale unilaterale,
- sanguinamento vaginale anomalo,
- sensazione di vertigini o svenimento.
Tali sintomi possono manifestarsi dopo poche settimane dal concepimento, ma non tutte le donne li hanno o li percepiscono, il che rende complicata una diagnosi precoce. Purtroppo, talvolta si arriva ad avere improvvisamente una emorragia massiva, con forti dolori, ed in questo caso è necessario rivolgersi prontamente ad un pronto soccorso: è un’emergenza. La diagnosi si effettua con il dosaggio delle Beta hCG (gli ormoni della gravidanza che la confermano) e un’ecografia pelvica o preferibilmente transvaginale. Questa permette di verificare l’esatto posizionamento dell’embrione, e quindi se si è impiantato nell’utero oppure no. In caso di dubbi quindi, o sintomi anomali, soprattutto dopo la terza o quarta settimana di gravidanza, è importante rivolgersi al proprio ginecologo di fiducia per un controllo, poiché il trattamento tempestivo è essenziale per evitare rischi gravi.
Gravidanza extrauterina portata a termine, è possibile?
La risposta è NO: una gravidanza extrauterina non può proseguire normalmente. L’embrione che si sviluppa fuori dall’utero non ha la possibilità di crescere come dovrebbe, non ha nutrimento e spazio adeguato, e quindi non può sopravvivere. Inoltre, il suo attecchimento nelle tube di Falloppio o in altri organi può provocare gravi danni, come rottura della tuba, che può portare a emorragie interne pericolose per la vita della madre. Pertanto, la gravidanza extrauterina non solo non può proseguire, ma comporta anche molti rischi.
Gravidanza extrauterina: aborto ed altre conseguenze
L’aborto spontaneo è una delle conseguenze più frequenti di una gravidanza ectopica. L’embrione cessa il suo sviluppo, muore e viene espulso dall’organismo. Tuttavia, se l’impianto avviene nelle tube, la sua crescita, prima di interrompersi, può indurre la rottura della tuba stessa, con conseguente emorragia grave, che può anche essere fatale, se non individuata per tempo. In tali casi è necessario un intervento chirurgico urgente per fermare il sanguinamento e rimuovere l’embrione. Talvolta ne consegue anche un danno permanente alla tuba, con il risultato di compromettere le probabilità di gravidanze future.
Gravidanza extrauterina: trattamento e a chi rivolgersi
Il trattamento per una gravidanza extrauterina dipende dal singolo caso, ovvero dalla gravità dei sintomi, dalla posizione dell’embrione e dal suo grado di sviluppo. Se la diagnosi è precoce i rischi sono minimi. Il medico può prescrivere dei farmaci per interrompere la gravidanza, come il metotrexato. Se invece avviene in una fase più avanzata, può essere necessaria la chirurgia, finalizzata a rimuovere l’embrione e, talvolta anche la tuba se danneggiata. La salpingostomia e la salpingectomia sono due tipologie di intervento, mininvasive, che prevedono una piccola incisione nell’addome, vicino o nell’ombelico e l’introduzione di un laparoscopio per visualizzare ed operare. Nello specifico, in una salpingostomia, la gravidanza extrauterina viene rimossa e la tuba lasciata guarire da sola. In una salpingectomia, invece la tuba viene rimossa con l’embrione. In altri casi può essere necessaria una chirurgia d’urgenza: sempre per via laparoscopica o con incisione addominale. Esistono linee guida per il trattamento della gravidanza ectopica, ben precise, stabilite da esperti medici e da istituzioni sanitarie internazionali. Le donne che sospettano una siffatta condizione dovrebbero rivolgersi prontamente ad un ginecologo per una diagnosi ed un trattamento adeguato. Va sottolineato infine un altro aspetto: la gravidanza extrauterina può ripresentarsi, soprattutto se la causa è un’ostruzione tubarica. In questo caso, o in conseguenza di danni agli organi riproduttivi, non bisogna comunque perdere le speranze di una maternità. Basta rivolgersi ad uno specialista in ginecologia e medicina della riproduzione come la dottoressa Monica Antinori, esperta in casi anche molto complessi. Qui tutti i contatti per un appuntamento.