Quali sintomi si possono avere dopo il transfer di blastocisti congelate? Ovviamente qualche disturbo può presentarsi in seguito alla procedura, ma non si tratta mai di campanelli d’allarme specifici che possano indicare il successo o l’insuccesso dell’impianto. Per identificare l’eventuale sintomatologia e comprenderne il significato è utile fare un passo indietro, per spiegare tutto l’iter di questa tipologia di fecondazione assistita: cosa sono le blastocisti? Quando avviene l’impianto, dopo quanti giorni e quali sintomi possono comparire? Rispondere a tutte queste domande può aiutare le donne o più in generale le coppie a ridurre l’ansia durante tale periodo delicato.
Cosa sono le blastocisti
Prima di tutto quindi è necessario comprendere cosa siano le blastocisti. Si tratta di embrioni che hanno raggiunto uno stadio di sviluppo piuttosto avanzato, ovvero quello di 5 giorni dopo la fecondazione: in tale fase l’embrione è caratterizzato da una struttura cava che diventerà il bambino e di una esterna che darà origine alla placenta. Il trasferimento in utero, in questo momento, migliora le probabilità di successo dei trattamenti di fertilità poiché è in tale periodo circa che avviene l’attecchimento e perché solo gli embrioni più forti arrivano a tale fase. Dopo circa 10-15 giorni dal trasferimento è possibile fare il test di gravidanza. In alcuni casi vengono impiegate blastocisti fresche, in altri congelate.
Blastocisti congelate: in quali casi si usano e differenza con quelle a fresco
Le blastocisti congelate vengono impiegate in specifici casi di fecondazione assistita. Il più frequente, è sicuramente quello che riguarda la produzione in sovrannumero di embrioni dopo una FIVET o una ICSI. Per evitare di ripetere tutto l’iter e soprattutto la stimolazione ovarica, non potendoli trasferire in utero tutti, si crioconservano per futuri tentativi. Ciò può accadere in caso di insuccesso, per avere un secondo figlio o per la donazione, ovvero una fecondazione eterologa. La principale differenza tra il trasferimento di blastocisti fresche e quelle congelate risiede nel tempo e nella preparazione dell’organismo femminile. Nel primo caso gli embrioni vengono trasferiti 5-6 giorni dopo la fecondazione, mentre nel secondo, essendo crioconservati possono essere scongelati ed impiegati in momenti specifici, ad esempio nel corso di un ciclo naturale o dopo un trattamento ormonale per preparare l’endometrio.
Percentuali di successo del trasferimento di blastocisti fresche
Il trasferimento di blastocisti fresche è spesso visto come una procedura diretta poiché gli embrioni sono utilizzati subito dopo essere stati creati. Le percentuali di successo per i trasferimenti di blastocisti fresche possono variare a seconda di diversi fattori, inclusi l’età della donna, la qualità dell’embrione e la salute dell’endometrio. In generale, si aggirano intorno al 50-60% per ciclo nelle donne di età inferiore ai 35 anni ed egualmente le congelate nelle over 35. Negli ultimi anni, le tecniche di crioconservazione degli embrioni, come la vitrificazione, hanno migliorato significativamente le percentuali di successo dei trasferimenti di blastocisti congelate. È importante infatti sottolineare come il congelamento non danneggia l’embrione: il tasso di sopravvivenza è pari al 95%.
Sintomi post transfer blastocisti: quando si manifestano e quali sono
Dopo il trasferimento di blastocisti congelate, molte donne iniziano a monitorare attentamente ogni sensazione fisica alla ricerca di segni di impianto e gravidanza. È normale, ma va anche ricordato che i sintomi possono variare notevolmente da persona a persona e che non tutte le donne li sperimentano. Quali i più comuni che possono manifestarsi? Gli stessi del post transfer di un embrione a fresco o di un concepimento naturale:
- Crampi addominali leggeri, simili a quelli mestruali
- Spotting o leggere perdite di sangue
- Gonfiore addominale
- Sensibilità al seno
- Sensazione di stanchezza e affaticamento
Si tratta di una sintomatologia dovuta alle variazioni ormonali o all’impianto stesso dell’embrione. Va comunque sottolineato che l’assenza di questo disturbo non è significativa di un fallimento della procedura. Occorre sempre fare un test di gravidanza.
Fecondazione assistita e blastocisti congelate: a chi rivolgersi e perché
Quando si prende in considerazione la fecondazione assistita è fondamentale rivolgersi a centri di fertilità qualificati e a specialisti esperti nel campo. La dottoressa Monica Antinori è una delle professioniste ginecologhe più apprezzate in questo settore in Italia. Dirige il centro per la fertilità RAPRUI che utilizza tecnologie all’avanguardia e offre un approccio personalizzato per ogni paziente: il trasferimento di blastocisti congelate, è una delle opzioni possibili. Qui tutti i contatti per un appuntamento.