Perdite post transfer? In una fase così delicata come quella finale della fecondazione assistita, in attesa che passino i canonici giorni per fare il test di gravidanza dopo il posizionamento dell’embrione nell’utero, può capitare di avere delle perdite. Il fatto è ovviamente di grande impatto emotivo, di ansia, così come ogni altro cambiamento del corpo o sintomo particolare. È sempre utile parlarne con il proprio medico, tuttavia è anche importante capire che si tratta di eventi fisiologici, e che talvolta può essere un segnale positivo, piuttosto che un campanello d’allarme. Cerchiamo quindi di comprendere insieme perché si hanno perdite post transfer e cosa possono indicare.
![]()
Embryo Transfer: come avviene e cosa occorre sapere
La fecondazione assistita aiuta molte coppie con problemi di infertilità. Tra le fasi di questo percorso il transfer dell’embrione nell’utero ed il successivo impianto rappresentano momenti cruciali e carichi di aspettative. Un fenomeno comune dopo il trasferimento è la comparsa di perdite, che possono suscitare preoccupazioni e domande. Perché capita e come avviene tutta la procedura? Gli embrioni di terzo o di quinto giorno (blastocisti), sviluppati in laboratorio vengono trasferiti nell’utero in modo indolore, attraverso un sottile catetere in un procedimento di pochi minuti. Nell’arco di qualche giorno l’embrione si annida nell’endometrio, la membrana che riveste internamente l’utero, e da cui riceverà nutrimento e protezione per diverso tempo, ovvero fino a che non sarà soppiantato in tali compiti dalla placenta. Intorno al 14° giorno dopo la fecondazione, l’impianto è solitamente completo e gli esami del sangue possono rilevare la gravidanza misurando i livelli di beta-hCG. Successive visite ginecologiche con controlli ecografici potranno confermare la presenza del sacco gestazionale e la corretta crescita del feto.
Perdite post transfer: cosa possono indicare?
Il processo fisiologico attraverso il quale l’embrione attecchisce e si annida nell’endometrio è definito come “impianto” e rappresenta l’inizio effettivo della gravidanza. Questo generalmente inizia entro 48-72 ore dal transfer in un percorso di fecondazione assistita. In tale fase di adesione, può capitare la rottura di alcuni piccoli vasi sanguigni, con la conseguenza di sviluppare lievi perdite di sangue. In una gravidanza ottenuta naturalmente spesso questo episodio è scambiato come spotting premestruale o direttamente come una mestruazione leggera, poiché all’incirca il periodo coincide: è talmente precoce che spesso non si è ancora in grado di sapere del concepimento. In una fecondazione assistita invece, con la consapevolezza dei fatti e delle tempistiche correlate, spesso queste perdite ematiche sono fonte di ansia, ritenute come potenziali sintomi di aborto. Al contrario rappresentano un comune e tranquillo sintomo di impianto dell’embrione che non necessita di cure e passa da solo. Come riconoscere e distinguere le perdite da impianto da altre situazioni simili? Sono di colore più scuro, marrone, piuttosto che rosso vivo; oppure rosa, o bianco striato di rosso, se la loro quantità è decisamente esigua, ma abbastanza da mescolarsi con il muco cervicale ed evidenziarsi, anche solo una goccia. Inoltre, durano al massimo 1-3 giorni. Va sottolineato: è un fenomeno piuttosto comune, che spesso passa anche inosservato; tuttavia, ogni donna ed ogni gestazione sono diverse. È sempre utile parlarne con il proprio ginecologo di fiducia. Se le perdite invece sono abbondanti, dolorose, associate ad altri sintomi come nausea o febbre e non passano in 48-72 ore è necessario rivolgersi ad uno specialista per scongiurare complicanze come un aborto spontaneo, dovuto al mancato annidamento.
Fecondazione assistita e trasferimento embrioni: a chi rivolgersi?
Per un percorso di fecondazione assistita, è fondamentale rivolgersi a centri specializzati dove professionisti qualificati come la Dott.ssa Monica Antinori offrono esperienza e un approccio personalizzato. La scelta del centro e dello specialista è cruciale per aumentare le possibilità di successo e per ricevere il supporto necessario in un percorso tanto delicato quanto importante. Come raccontano numerose testimonianze, è particolarmente prezioso per la coppia trovare medici capaci di ascolto e disponibilità, oltre che carichi di esperienza. La dottoressa Monica Antinori che ha contribuito a far nascere più di 1600 bambini con la PMA, rappresenta tutto questo. Qui i contatti per un appuntamento o una consulenza.


