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Il transfer di blastocisti congelati nella fecondazione assistita negli ultimi anni si è andato sempre più affermando come procedura di successo, offrendo nuove speranze alle coppie che desiderano concepire un bimbo. Ma di cosa si tratta? Di un approccio innovativo basato sulla crioconservazione delle blastocisti, embrioni di 5 giorni: apporta una serie di vantaggi come la selezione dell’embrione più sano e robusto ed il maggiore controllo del timing del transfer. Scopriamo insieme nel dettaglio tutto quello che occorre sapere al riguardo, fino alle percentuali di successo.

Transfer blastocisti congelati successo, il parere dell’esperto

Cosa sono le Blastocisti

Quando si parla di blastocisti si fa riferimento ad embrioni umani in un determinato stadio di sviluppo, ovvero quello raggiunto al quinto giorno dopo il concepimento. Durante tale lasso temporale, il frutto del congiungimento tra ovulo e spermatozoo subisce una serie di divisioni cellulari e si differenzia in diverse cellule specializzate, formando una struttura sempre più complessa. Sono in pratica embrioni più maturi che hanno superato una prima selezione “naturale”: solo il 35 % di quelli che si formano -naturalmente o in vitro -raggiungono lo stadio di blastocisti. Ne consegue che si tratta di embrioni più sani e forti, tali da offrire migliori probabilità di impianto in utero e proseguo della gravidanza, ovvero di successo di una fecondazione assistita.

Blastocisti congelate, perché si crioconservano ed in quali casi?

La crioconservazione delle blastocisti è una pratica comune nei centri di fertilità per diverse ragioni:

  • consente di superare le sfide temporali associate alla sincronizzazione dell’impianto endometriale con lo sviluppo degli embrioni;
  • congelando le blastocisti, è possibile pianificare il transfer in un momento ideale per l’utero materno, ottimizzando così le probabilità di successo;
  • permette di selezionare gli embrioni di migliore qualità per il transfer, poiché quelli che raggiungono lo stadio di blastocisti sono generalmente più robusti e sani.

In ultimo è facile che in una procedura di fecondazione in vitro conseguente a stimolazione ovarica si sviluppino più ovuli e dunque più embrioni. Si crioconservano allo stadio di blastocisti (così come in fase meno avanzata) per un tentativo futuro, in caso di insuccesso della procedura o per un fratellino. Le blastocisti congelate sono particolarmente consigliate nei seguenti casi:

  • 1. FIV con PGT-A: nei cicli di fecondazione in vitro associati al test genetico preimpianto (PGT-A), è consigliabile congelare le blastocisti per consentire il tempo necessario per l’analisi genetica dei singoli embrioni. Questo processo consente di identificare anomalie cromosomiche e selezionare gli embrioni geneticamente sani per il transfer, riducendo così il rischio di aborti spontanei e anomalie genetiche.
  • 2. Fecondazione eterologa e donazione di ovociti: nei programmi di donazione di ovociti, le blastocisti congelate consentono di sincronizzare il ciclo dell’utero della ricevente con lo sviluppo degli embrioni donati, ottimizzando così le probabilità di impianto e gravidanza.
  • 3. Preservazione della fertilità: nei casi in cui una donna desidera posticipare la gravidanza per motivi personali o di salute, la crioconservazione delle blastocisti offre un’opportunità. Le blastocisti congelate potranno essere utilizzate in seguito per il transfer quando la donna sarà pronta a concepire.

Transfer blastocisti congelati: le percentuali di successo

Il transfer di blastocisti congelati è associato a elevate percentuali di successo. Numerosi studi hanno dimostrato come questa tecnica offra risultati paragonabili ovvero equivalenti rispetto al transfer di embrioni freschi: il congelamento delle blastocisti non influisce negativamente sulla riuscita del trattamento. Questo perché la crioconservazione così come è stata concepita e messa a punto con le moderne tecnologie non danneggia l’embrione: la loro sopravvivenza è pari al 95%. Non solo. I dati scientifici dimostrano che le percentuali di gravidanza da embrioni scongelati sono più alte rispetto ai casi in cui si impiegano ovuli crioconservati. Più in generale, inoltre, va sottolineato come il transfer di blastocisti offra percentuali di successo di gravidanza pari al 56 % rispetto al 30-35 % di embrioni più giovani, di 2-3 giorni, come avveniva in passato. Se si esegue anche un’indagine genetica preimpianto, impiegando solo blastocisti cromosomicamente sane il tasso di successo sale fino all’70%.

Transfer blastocisti congelati, a chi rivolgersi?

La dottoressa Monica Antinori direttore del centro per la PMA di Raprui è uno dei professionisti migliori nel settore, avendo contribuito con il suo lavoro alla nascita di oltre 1600 bambini, da coppie infertili. La sua opinione sul transfer di blastocisti congelati?

“Dalla mia esperienza clinica, il transfer di blastocisti congelati rappresenta un’opzione estremamente valida per molte coppie che affrontano problemi di fertilità. Tale soluzione ci consente di ottimizzare il momento del transfer, selezionando gli embrioni di migliore qualità e offrendo così alte probabilità di successo nel raggiungimento della gravidanza. Inoltre, il congelamento delle blastocisti ci offre una maggiore flessibilità nei cicli di trattamento, consentendo di sincronizzare il ciclo della paziente con lo sviluppo degli embrioni. Tuttavia, è importante valutare attentamente ogni caso e personalizzare il trattamento in base alle specifiche esigenze e caratteristiche della coppia. In pratica: le alte percentuali di successo sono innegabili, ma questa non è sempre la soluzione migliore per tutti. In generale, ritengo che il transfer di blastocisti congelati rappresenti un importante progresso nella medicina riproduttiva e un’opzione preziosa per le coppie che desiderano concepire.”

Qui i contatti per prenotare una visita o una consulenza con la Dottoressa Antinori.