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Parlare di aborto spontaneo non è mai semplice. È un evento doloroso, spesso inatteso, che può lasciare segni profondi. Quando si perde un bambino, magari profondamente desiderato, le emozioni possono sovrapporsi e diventare difficili da gestire: tristezza, senso di colpa, confusione, paura di non poter diventare madre. Per riuscire a superare il tutto, è importante comunque capire perché accade e comprendere che nella maggior parte dei casi si tratta di un’occorrenza estemporanea, fisiologica, che non compromette la possibilità di avere una gravidanza sana in futuro. Affrontare le cause di un aborto spontaneo con serenità e con l’aiuto di professionisti competenti è il primo passo per ricominciare. Ecco quali cose occorre sapere.

Aborto spontaneo cause, fattori di rischio e rimedi

Aborto spontaneo: cos’è e da cosa può dipendere

Quando si parla di “aborto spontaneo” si fa riferimento alla perdita di un bambino in modo naturale, e comunemente in una fase precoce della gravidanza, entro la ventesima settimana. Il più delle volte avviene entro la dodicesima ed molti casi ancora più precocemente, a tal punto che molte donne non si rendono conto di nulla, fino a quando non compaiono i primi sintomi, come sanguinamenti o dolori addominali anomali. Le cause possono essere tante (suddivisibili anche in base all’epoca gestazionale dell’evento) e non sempre risultano facilmente identificabili. Spesso si tratta di anomalie genetiche dell’embrione che ne impediscono un corretto sviluppo. Altre volte, ci sono fattori legati alla salute della mamma, come problemi ormonali, patologie della tiroide, diabete non controllato o disturbi immunitari. Anche anomalie dell’utero, come malformazioni congenite o la presenza di fibromi, possono ostacolare il buon andamento della gravidanza. In alcuni casi, infezioni o condizioni come l’endometriosi giocano un ruolo importante. Tuttavia, è importante ricordare che un singolo aborto non sempre è indicativo di un problema serio o di una patologia che va curata: nella maggioranza dei casi, si tratta di episodi isolati, che non compromettono la possibilità di avere un bambino sano, nel giro di poco tempo.

Aborto spontaneo: fattori di rischio e possibili rimedi

L’aborto spontaneo precoce è un evento che può definirsi fisiologico: l’embrione ha alcune anomalie che non gli permettono un adeguato sviluppo, per cui la gravidanza si interrompe. Neanche l’assoluto riposo può evitare ciò, quindi è inutile avere sensi di colpa se magari fino al giorno prima si è condotta una vita normale. Tuttavia, a parte questi casi, più frequenti di quanto una donna possa immaginare, alcune condizioni possono aumentare le probabilità di andare incontro a un aborto spontaneo. L’età della donna, ad esempio, è uno di questi fattori: sopra i 35 anni il rischio comincia a salire, soprattutto se associato ad altri elementi come fumo, alcol, stress elevato o malattie croniche non trattate. Anche uno stile di vita poco sano, con alimentazione squilibrata o carenze nutrizionali, può incidere negativamente. L’età è direttamente correlata alla qualità degli ovociti e quindi alla possibilità di sviluppare un embrione sano. Quando ci si rivolge a un medico specialista in ginecologia dopo un aborto spontaneo, è importante capire perché si è avuto ed individuare l’eventuale esistenza di anomalie correggibili. Se si scopre, ad esempio, una disfunzione ormonale, può essere utile un supporto con terapie mirate. Allo stesso modo se sussistono infezioni o disturbi immunitari: esistono trattamenti specifici che possono aiutare. Anche il semplice cambiamento dello stile di vita, come smettere di fumare, assumere acido folico, migliorare l’alimentazione e ridurre lo stress, può fare una grande differenza.

Aborto spontaneo ricorrente o poliabortività: cosa significa e cosa fare

Quando una donna va incontro a due o più aborti spontanei consecutivi si parla di aborto ricorrente, o poliabortività. In questo caso è particolarmente utile fare dei test diagnostici più approfonditi per individuare le cause, che possono essere più complesse: alterazioni genetiche di cui i genitori sono portatori inconsapevoli, problemi alla coagulazione del sangue (le cosiddette trombofilie), anomalie anatomiche dell’utero o disturbi immunitari possono interferire con il corretto sviluppo dell’embrione. Affrontare tale situazione richiede un approccio multidisciplinare e un percorso di diagnosi molto accurato. A volte bastano piccoli interventi, come l’assunzione di aspirina o eparina in caso di trombofilie, oppure una piccola correzione chirurgica se c’è un problema all’utero. In alcuni casi può essere utile anche un supporto psicologico per gestire l’ansia e la paura di una nuova perdita, poiché lo stress non aiuta il concepimento. Ma la buona notizia è che, nella stragrande maggioranza dei casi, con la giusta assistenza, una gravidanza può andare a buon fine anche dopo più aborti.

Gravidanza dopo aborto spontaneo: quando riprovarci e quali accortezze

Dopo un aborto spontaneo, la domanda più comune è: “quanto tempo devo aspettare prima di riprovare?”. La risposta dipende da diversi fattori. Se l’aborto è avvenuto in modo naturale, senza complicazioni e non c’è bisogno di interventi come il raschiamento, spesso bastano uno o due cicli mestruali per permettere all’organismo della donna di recuperare. Se, invece, c’è stato un intervento chirurgico, è preferibile aspettare almeno due mesi per dare tempo all’endometrio di guarire completamente. Dal punto di vista emotivo, ovviamente, ogni donna è diversa. Alcune si sentono pronte subito, altre hanno bisogno di più tempo. Non esiste una regola fissa, ma è importante affrontare una nuova gravidanza con serenità. Prima di ritentare può essere utile fare una visita di controllo, eseguire alcuni esami di routine e, se indicato, un monitoraggio ovulatorio per individuare il momento migliore per concepire. Quando si identificano delle cause specifiche dell’aborto, è fondamentale affrontarle prima di riprovare ad avere una nuova gravidanza per ridurre al minimo i rischi e soprattutto le delusioni.

Aborto spontaneo, a chi rivolgersi: l’importanza di un supporto esperto e umano

Dopo un siffatto evento, per affrontare i controlli di routine per individuare eventuali cause, occorre affidarsi ad un professionista che oltre all’esperienza medica abbia anche una grande empatia, che sappia ascoltare e guidare verso le più opportune soluzioni, se necessarie. La dottoressa Monica Antinori, ginecologa esperta in medicina della riproduzione, ha tutte queste caratteristiche. Il suo approccio è multidisciplinare e per questo si avvale di una efficiente équipe in grado di offrire un percorso completo: dalla diagnosi delle cause genetiche, immunologiche o ormonali, fino al supporto psicologico e alla progettazione di una nuova gravidanza. Il suo approccio non si limita alla parte clinica, ma pone grande attenzione anche al benessere emotivo della donna o della coppia, creando un rapporto di fiducia e accompagnamento. Elementi essenziali per non sentirsi sola nell’affrontare un momento così delicato. Qui tutti i contatti per una prima visita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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