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Quale esame si fa per indagare la fertilità femminile? In realtà non esiste un unico test, ma un percorso diagnostico ben definito e progressivo. Quando una coppia tenta di avere un figlio senza successo è giusto fare i dovuti accertamenti, che però spesso possono riguardare entrambi i partner. A differenza di ciò che si credeva in passato, le percentuali di infertilità sono infatti equivalenti sia nell’uomo che nella donna. Detto ciò, le cause di questo problema al femminile sono numerose e possono essere molto diverse tra loro. Esistono infatti fattori fisiologici, ormonali, anatomici e infettivi e per avere delle risposte occorre rivolgersi ad uno specialista, in genere un ginecologo esperto in medicina della riproduzione come la dottoressa Monica Antinori. In tale percorso diagnostico esistono degli esami di primo livello, uno passaggio essenziale quanto semplice e poco invasivo da affrontare, in grado di rivelare patologie comuni e spesso curabili; quando questi non bastano a derimere i dubbi, si può procedere con step successivi e più approfonditi. Ecco quello che occorre sapere.

Esame fertilità femminile: da dove partire e cosa indagare

Cause più comuni dell’infertilità femminile

Le cause più frequenti di infertilità femminile possono essere raggruppate nelle seguenti tipologie principali.

  • Disordini dell’ovulazione: come la sindrome dell’ovaio policistico, ovulazione irregolare o assente (anovulazione)
  • Problemi ormonali, con alterazioni di AMH, FSH, LH, TSH, prolattina
  • Anomalie dell’utero: fibromi, polipi, aderenze, setti uterini
  • Ostruzioni o danni alle tube di Falloppio, spesso dovuti a PID (malattia infiammatoria pelvica), endometriosi, precedenti interventi chirurgici
  • Fattori cervicali, ovvero modifiche del muco o infezioni che ostacolano il passaggio degli spermatozoi
  • Cause immunologiche o genetiche, come anticorpi o alterazioni cromosomiche

Trovare la causa dell’infertilità femminile è dunque molto importante, ma anche di più lo è individuarla precocemente. Spesso, se scoperto presto, il problema, può essere trattato, curato e con buone prospettive di successo.

Esame fertilità femminile, da dove partire?

Ma come si fa la diagnosi? Da dove si parte per individuare le cause dell’infertilità femminile? L’iter inizia con test di base, poco o per nulla invasivi, e in base ai risultati di questi si può poi procedere con altri esami di approfondimento. Questi i test preliminari:

  • Anamnesi e visita ginecologica: una prima visita serve a valutare la storia mestruale (regolarità, ovulazione, sintomi associati), eventuali patologie pregresse, infezioni e sintomi correlati.
  • Dosaggi ormonali (prelievo ematico): si valutano i valori di FSH, LH. AMH e estradiolo (3° giorno del ciclo) per comprendere la riserva ovarica (FSH <12 mIU/ml è indice di buona riserva); prolattina e TSH (per escludere disfunzioni tiroidee); progesterone nel periodo luteale (giorno 21) per accertare la presenza dell’ovulazione
  • Ecografia pelvica e/o transvaginale: consente di visualizzare utero (cavità, endometrio) e ovaie (follicoli, cisti, miomi, polipi). È un’indagine fondamentale anche per il monitoraggio ovulatorio, fase per fase

Esame fertilità femminile, i test di approfondimento

Quando i primi test evidenziano qualcosa di sospetto o se i sintomi persistono, ovvero non si è individuata una causa precisa e la gravidanza non arriva, si procede comunemente con altre indagini diagnostiche più specifiche. Queste sono:

  • Isterosalpingografia (HSG) o Sonoisterogramma/HyCoSy: per valutare la pervietà delle tube e sono leggermente invasivi
  • Isteroscopia diagnostica e operativa: un isteroscopio (sottile tubicino dotato di telecamera) esplora la cavità uterina al fine di individuare e rimuovere polipi, aderenze, setti, fibromi
  • Laparoscopia: in specifici casi (es. sospetta endometriosi profonda o aderenze severe), si esegue un’operazione laparoscopica con anestesia generale
  • Tampone vaginale e tampone cervicale: servono ad individuare (per poi adeguatamente trattare) infezioni non sintomatiche (batteriche, micotiche) che possono ostacolare la fertilità
  • Test genetici e cariotipo: in presenza di aborti ripetuti o storia familiare particolare, si esegue un’analisi cromosomica per escludere anomalie numeriche o strutturali
  • Test immunologici, che consistono nel dosaggio di anticorpi anti-spermatozoo o anti-endometrio sui campioni ematici, se sospettati disturbi immunitari.

Esame fertilità femminile, a chi rivolgersi?

Scegliere il medico giusto è fondamentale: serve esperienza ma anche empatia, ascolto e personalizzazione del percorso. La Dottoressa Monica Antinori garantisce alle sue pazienti tutto questo. Ha circa 20 anno di esperienza nel campo dell’infertilità e dirige il centro PMA della clinica Raprui a Roma; ha una formazione di eccellenza: già dal 2006 ha sostenuto un approccio che unisce ginecologia e embriologia, tra i pochi a farlo; esegue isteroscopia diagnostica ed operativa con grande competenza e professionalità. Il percorso di valutazione della fertilità femminile è articolato e talvolta può essere stressante. Se ben guidato però inizia con esami base (ormoni, ecografia, visita), prosegue con approfondimenti mirati (tube, cisti, stato immunitario, genetico), la soluzione si può trovare più rapidamente. Per prenotare un appuntamento con la dottoressa Monica Antinori, o leggere le testimonianze sui suoi successi, basta visitare il sito e scegliere la pagina dei contatti. Qui.

 

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