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Il ringiovanimento ovarico è un approccio terapeutico innovativo, ma ancora esclusivamente sperimentale, pensato per migliorare la situazione in donne con riserva ovarica ridotta o menopausa precoce. Va sottolineato: non si tratta di una pratica consolidata né riconosciuta ufficialmente dalle linee guida, o da studi scientifici su vasta scala. Consiste in un insieme di tecniche che sfruttano i principi di rigenerazione tissutale ed elementi biologici per stimolare la crescita follicolare, potenzialmente utili per aumentare la possibilità di rilascio di ovociti e quindi per ottenere una gravidanza. L’interesse scientifico al riguardo è crescente, ma la letteratura clinica è ancora in fase embrionale e i dati su efficacia e sicurezza, benché promettenti, restano limitati e variabili. È quindi fondamentale un’informazione chiara e trasparente, che consenta alle donne di valutare efficacia e rischi, prima di sperare in una soluzione in tal senso per specifici problemi di infertilità. Ecco una breve guida per comprendere bene di cosa si tratta.

Ringiovanimento ovarico: cos’è, come si fa, quali sono i rischi

Ringiovanimento ovarico, cos’è e a cosa serve

Le tecniche di ringiovanimento ovarico si propongono di contrastare l’invecchiamento fisiologico delle ovaie, rallentando o invertendo il declino della riserva ovarica – un fenomeno già presente dopo i 35–40 anni, che porta a riduzione del numero di ovociti e al peggioramento della qualità degli stessi. Va ricordato infatti, come ogni donna nasca con un numero predeterminato di follicoli, che mestruazione dopo mestruazione diminuiscono, senza possibilità di un ricambio, dovuto a nuova produzione (come avviene invece per gli spermatozoi negli uomini). Nei casi di menopausa precoce o insufficienza ovarica primaria (POI), molte donne devono ricorrere a donazione di ovociti o rinunciare all’autoconservazione della fertilità. Tali approcci basati sulla rigenerazione dei tessuti, mirano a stimolare i cosiddetti “follicoli dormienti”, ad aumentare il numero di ovociti a disposizione per l’ovulazione e a migliorare i parametri ormonali, cercando di offrire un’alternativa alla fecondazione eterologa in caso di desiderio di maternità.

Ringiovanimento ovarico, come si fa: tutte le tecniche

Non esiste un’unica tecnica di ringiovanimento ovarico. Attualmente sono allo studio le seguenti metodiche:

  • PRP (Plasma Ricco o arricchito di Piastrine): si ottiene dal sangue autologo, ovvero della paziente, che viene trattato e centrifugato per ottenere un’alta concentrazione di piastrine, cellule dall’alta potenzialità rigenerativa. Il prodotto ottenuto viene poi contestualmente iniettato nelle ovaie sotto guida ecografica, per via transvaginale. I fattori di crescita presenti nelle piastrine stimolano la riparazione tissutale, l’angiogenesi e potenzialmente lo sviluppo dei follicoli. Tale procedura con il PRP è già da tempo impiegata in ortopedia e più recentemente in dermatologia (ad esempio per contrastare la calvizie). Per ciò che riguarda il ringiovanimento ovarico alcuni studi hanno evidenziato miglioramenti dell’AMH (Ormone Anti Mulleriano), del conteggio dei follicoli antrali (AFC), riduzione di FSH, e alcune gravidanze spontanee oltre quelle con fecondazione in vitro. Interessanti anche i tassi di gravidanza clinica fino al 25‑35 % e live birth intorno al 16 %. Ma i lavori scientifici al riguardo non rappresentano ancora una garanzia di efficacia. Questi trattamenti durano circa 3 mesi, e sono ripetibili.
  • PDGF (Platelet-Derived Growth Factor). In questo caso si tratta di somministrazione diretta di fattori di crescita per riattivare i follicoli dormienti. Tale procedura può essere effettuata tramite l’assunzione di gocce o iniezioni.
  • FACS (isolamento con marcatore fluorescente). Questa metodica, altamente sofisticata e specialistica, prevede la selezione di cellule staminali da sangue, midollo o tessuto ovarico della paziente, da re-iniettare nelle ovaie con lo scopo di stimolare una rigenerazione cellulare.
  • SCOT (Trapianto cellule staminali ovariche). Consiste nell’iniezione diretta di cellule staminali autologhe (non FACS) nelle ovaie per stimolare la funzione follicolare.
  • OFFA (Frammentazione Ovarica + Attivazione Follicolare). È una procedura leggermente più invasiva che prevede il prelievo in laparoscopia di tessuto ovarico, la microframmentazione dello stesso in laboratorio ed il reimpianto per attivare i follicoli dormienti. Spesso è associata a fattori di crescita o stimolazione farmacologica.

Tra le altre tecniche sperimentali allo studio troviamo anche l’impiego dell’ozonoterapia, l’assunzione di integratori antiossidanti e melatonina, ma con evidenze cliniche ancora più limitate.

Ringiovanimento ovarico: quali sono i rischi

Essendo procedure in fase ancora sperimentale, è importante non trascurare i potenziali rischi connessi, per lo più derivabili dalla manipolazione cellulare, soprattutto sul lungo termine, procedure invasive e incerta efficacia. Tra questi troviamo:

  • L’uso di cellule staminali, fattori di crescita e manipolazioni tissutali può aumentare il pericolo di sviluppo di neoplasie
  • Rischi meccanici/invasivi: iniezioni transvaginali o laparoscopie possono provocare infezioni, emorragie, irritazioni o danni ovarici
  • Effetti immunologici e infiammatori: se l’autologo non è purissimo, è possibile l’insorgenza di reazioni locali o sistemiche
  • Incertezza sulla qualità embrionale: nessuno studio finora condotto chiarisce se i nuovi ovociti siano geneticamente sani; ne consegue un potenziale rischio di anomalie o aborti spontanei

In generale, la letteratura scientifica più solida riguarda la tecnica del PRP che non documenta eventi avversi significativi, ma che comunque evidenzia la mancanza di studi clinici randomizzati su larga scala. Occorre massima cautela. Un altro rischio importante e assolutamente non trascurabile per le donne con riserva ovarica ridotta e comunque in età avanzata è quello di concentrarsi su tali procedure, senza ottenere risultati, non essendo di efficacia garantita, perdendo così tempo prezioso. In caso di difficoltà nel concepimento di un bambino è sempre consigliabile rivolgersi ad un centro per la fertilità qualificato e certificato!

Diminuzione della riserva ovarica: a chi rivolgersi

In presenza di riserva ovarica ridotta (AMH basso, AFC ridotto, FSH elevato), è fondamentale rivolgersi a specialisti della fertilità. La dottoressa Monica Antinori, ginecologa di fama internazionale, esperta in medicina della riproduzione e responsabile del dipartimento di PMA della clinica Raprui, consiglia un approccio graduale e consapevole che parta da una diagnosi accurata e individui l’iter terapeutico con trattamenti consolidati, come la fecondazione in vitro con stimolazione ovarica, eventualmente l’ICSI, o l’ovodonazione in caso di potenziale ovocitario nullo. Qui tutti i contatti per un appuntamento con la dottoressa Monica Antinori. È importante ribadire: al momento, non esistono garanzie per ciò che riguarda le tecniche di ringiovanimento ovarico. Si tratta di opzioni sperimentali, da discutere con chiarezza e consapevolezza e che per tale motivo non vengono offerte presso il centro Raprui, in quanto non consolidate, e sicure.

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