La fecondazione assistita è una realtà che riguarda sempre più coppie, in Italia e nel mondo. La scelta di diventare genitori è tra le più importanti che si compiono nella vita e spesso viene complicata e/o ritardata da situazioni personali e complicazioni di salute. Negli ultimi decenni, l’età media del primo figlio è avanzata notevolmente. I dati Istat nel nostro Paese parlano di 35,8 anni. Ma cosa comporta questo spostamento per la fertilità femminile e maschile? Al momento opportuno, il concepimento naturale, può non arrivare prontamente e l’opzione di rivolgersi ad un percorso di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) può diventare una necessità, oltre che un’opportunità concreta verso la maternità e la paternità, ma è necessario fare chiarezza su quali sono i limiti – biologici e legali – entro cui è possibile accedere a tali procedure. Dunque, fino a che età è possibile ricorrere alla PMA?
Fecondazione assistita: i limiti e le complicazioni dell’orologio biologico
Prima di entrare nel merito di cosa dice la legge italiana al riguardo è fondamentale concentrarsi su quello che viene definito orologio biologico della fertilità, ovvero il tempo limite per cui l’organismo umano mantiene le giuste caratteristiche per concepire un bambino. Ovviamente, come ben sapete esistono distinguo tra uomo e donna. Cosa dovete sapere? La donna nasce con un numero predefinito finito di ovociti che, con il passare del tempo, mestruazione dopo mestruazione, si riduce drasticamente. Fino ai 30 anni la fertilità è al massimo; dai 35 in avanti si assiste ad un calo sempre più marcato sia della quantità degli ovociti a disposizione che della loro qualità: anche questi invecchiano come il resto del corpo. Dopo i 40 anni, le probabilità di concepire naturalmente calano rapidamente, e oltre i 45/50 diventano molto basse, anche con tecniche di fecondazione assistita. Con l’avanzare dell’età inoltre subentrano altre potenziali complicanze, come i seguenti rischi:
– aborto spontaneo
– anomalie cromosomiche (quale ad esempio la sindrome di Down)
– complicazioni ostetriche
– patologie ginecologiche come fibromi o endometriosi.
L’ovodonazione può risolvere la scarsa qualità e quantità di ovociti, ma purtroppo non è possibile ignorare l’impatto generale che ha l’età materna su una gravidanza. Chiaramente ogni caso è a sé: alcune donne vanno in menopausa più precocemente di altre, e talune mantengono un’ottima forma fisica e stato di salute tale da poter permettere una gravidanza senza problemi anche dopo i 45 anni. E per i futuri papà? Anche l’uomo subisce gli effetti dell’orologio biologico, seppur in modo meno netto. Di fatto, può continuare a produrre spermatozoi anche da centenario, ma possono subentrare alcune problematiche. Dopo i 40-45 anni, infatti, si può incappare nelle seguenti condizioni:
- riduzione della concentrazione spermatica
- diminuzione della motilità degli spermatozoi
- aumento della frammentazione del DNA spermatico
- incremento del rischio di malattie genetiche trasmissibili
Come è noto, molti uomini riescono a diventare padri anche in età piuttosto avanzata, ma le tempistiche in tali casi sono spesso lunghe così come la qualità seminale è da monitorare attentamente.
Fecondazione assistita: età massima legale
Quando si parla di “limiti di età”, in materia di fecondazione assistita, occorre fare un distinguo tra quelli che sono i fattori biologici e gli aspetti più propriamente “legali”. In Italia, la legge che regola l’accesso alla PMA è la Legge 40/2004, con le sue successive modifiche. Ma cosa dice esattamente al riguardo? La normativa stabilisce che possano accedevi
“coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi.”
Da ciò si evince che non è prevista un’età massima anagrafica dichiaratamente specificata, ma si fa riferimento al concetto di “età potenzialmente fertile”. Tale principio, dunque, lascia spazio ad un’interpretazione biologica dell’idoneità ai percorsi di fecondazione e dunque può indurre in confusione, poiché ogni individuo è a sé. Basti pensare che non tutte le donne vanno in menopausa alla stessa età. Per le coppie diventa dunque complicato districarsi in questo contesto. Un distinguo importante è quello che riguarda l’accesso ai trattamenti nelle strutture pubbliche ed in quelle private. Il nostro Servizio Sanitario Nazionale rende il tutto più complesso: sono le Regioni a legiferare in tema di ticket e dunque per motivi di budget e linee guida locali, i limiti di età per accedere a trattamenti gratuiti o in convenzione, cambiano a seconda del luogo. Qualche esempio? In Veneto le donne sono accolte ai trattamenti nei centri pubblici come gli ospedali o i policlinici universitari fino a 50 anni, in Campania fino a 46 e in Lombardia e Lazio fino a 43 anni (età media consigliata dalla Conferenza delle Regioni). Ciò comporta una seria diversità di trattamento ed accesso alle cure, con lunghe liste d’attesa, che possono far superare anche i limiti di età previsti, mentre si attende di essere chiamati. Diverso è invece il discorso delle strutture private: non esistono limitazioni rigide ed ogni caso viene considerato individualmente secondo parametri strettamente biologici e di coppia, che riguardano le condizioni generali di salute, la riserva ovarica, i parametri seminali e le effettive possibilità di successo determinabili dopo un’accurata diagnosi, ma tutto avviene rapidamente, senza liste d’attesa, aumentando le possibilità di successo. In questi contesti quindi, le donne possono accedere ai trattamenti di fecondazione assistita anche oltre i 45 anni, o i 50, purché le loro condizioni lo permettano.
Fecondazione assistita: a chi rivolgersi?
Sempre, ma soprattutto se si è avanti con l’età, affidarsi alle cure di personale qualificato in fertilità è essenziale. Sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità è possibile reperire la lista di tutti i centri, pubblici e primati, accreditati, visualizzando anche i trattamenti effettuabili e le percentuali di successo finora ottenuti. Tra le cliniche private spicca la professionalità del Centro Raprui. Qui la dottoressa Monica Antinori -ginecologa esperta in medicina della riproduzione– dirige il reparto di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita). Il suo approccio è caratterizzato da un’approfondita competenza scientifica, supportata dalle più moderne tecnologie, insieme alla cura dell’aspetto emotivo e psicologico delle coppie, in tutto il delicato percorso della fecondazione assistita, dalla diagnosi alla nascita del bambino, sempre con una valutazione personalizzata e con trasparenza nella comunicazione, sia sulle tipologie dei trattamenti che sulle possibilità effettive di successo. Aspetti questi ultimi che rappresentano un vero valore aggiunto, come si evince anche dalle numerose testimonianze. Scegliere la Dottoressa Antinori significa quindi non solo affidarsi a un medico preparato, ma a una professionista che sa mettersi al fianco delle coppie, rispettando tempi, emozioni e desideri. Qui tutti i contatti per un appuntamento.