Quando si inizia un iter di fecondazione eterologa, uno dei pensieri maggiormente ricorrenti riguarda la somiglianza con il bimbo proveniente da ovocita o spermatozoo donato, e dunque biologicamente con un DNA diverso. Si possono scegliere i gameti da donatori biologici con caratteristiche somatiche simili a quelle della coppia? Cosa dice la legge? Ed in caso di ovodonazione, la somiglianza con la mamma che porta in grembo il bambino, può essere determinata da altri fattori oltre il DNA? Sono domande lecite, cariche di un profondo significato emotivo, poiché la genitorialità, ed in special modo la maternità, non è solo una questione biologica, bensì anche di identità e legami speciali. La scienza al riguardo offre una sorprendente risposta. Ecco cosa bisogna sapere.
Fecondazione eterologa: tutto quello che occorre sapere
La fecondazione eterologa è una tecnica di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) che prevede l’utilizzo di gameti – ovociti o spermatozoi – provenienti da un donatore o donatrice esterni alla coppia. In Italia tale procedura è consentita solo in coppie eterosessuali, maggiorenni con determinate problematiche mediche che impediscono il normale concepimento, come le seguenti:
– insufficienza ovarica precoce,
– menopausa anticipata,
– patologie genetiche trasmissibili,
– azoospermia maschile irreversibile,
– precedenti trattamenti falliti con i gameti della coppia.
Il percorso di genitorialità attraverso l’eterologa è caratterizzato da diverse fasi, dopo la diagnosi iniziale. Il primo step è la scelta del donatore che avviene attraverso criteri sanitari, entro i limiti stabiliti dalla normativa, e di compatibilità fenotipica; ovvero, non si possono scegliere come su un catalogo o in altri Paesi i donatori. Si procede poi con la fecondazione in vitro e con il trasferimento dell’embrione in utero. In presenza di infertilità femminile si parla di ovodonazione, in quanto viene usato un ovocita proveniente da una donatrice esterna alla coppia. Il futuro bambino avrà dunque il DNA della donatrice, ma comunque crescerà nel grembo della mamma e sarà quest’ultima nei 9 mesi di gestazione a nutrirlo, proteggerlo e – come vedremo tra poco – anche a influenzarne l’espressione genetica.
Fecondazione eterologa e somiglianza con i genitori
La legge italiana prevede e permette che i donatori di gameti per la fecondazione eterologa siano selezionati con una certa attenzione nei confronti della compatibilità fisica con i riceventi. In pratica si tendono a garantire alcune caratteristiche come la carnagione, il colore dei capelli, degli occhi, l’altezza ed il gruppo sanguigno. Si tratta però di fattori molto generici e dunque che offrono una somiglianza fisica non determinante. Il bambino nato con l’eterologa dunque a chi somiglierà? Ovviamente alcuni aspetti basilari saranno dettati dal DNA originale dei genitori biologici che hanno contribuito con i gameti. Tuttavia, con la crescita del bambino, si potranno osservare in lui, molte altre “somiglianze”, che si sviluppano sotto altre forme: nei gesti, nelle espressioni, nel modo di parlare, nel temperamento, frutto del contatto con l’ambiente affettivo e biologico. Ed è qui che entra in gioco una nuova scienza, l’epigenética, che assume una particolare importanza in caso di ovodonazione: ogni donna che accoglie un embrione nel proprio utero, lo cresce e lo nutre, svolgendo un ruolo attivo determinante che va ben oltre la genetica di partenza. Quindi con la fecondazione eterologa con ovodonazione si può avere la somiglianza con la mamma, sì o no? La risposta è affermativa.
Ovodonazione ed epigenetica: la somiglianza con la mamma non è solo nel DNA
Quando ci si sottopone ad ovodonazione, la somiglianza tra mamma e bambino è possibile. A confermarlo sono numerosi studi scientifici basati sull’epigenética. Si tratta di una branca della biologia che studia come l’ambiente può modificare l’espressione dei geni senza cambiarne la sequenza. In pratica, con l’ovodonazione, la donna ricevente, pur non trasmettendo il proprio DNA, riesce a modificare l’espressione genetica del feto. Ciò avviene perché durante la gravidanza sussiste una profonda comunicazione tra l’utero materno e l’embrione, attraverso segnali molecolari, ormoni, enzimi e fattori di crescita che contribuiscono a modularne lo sviluppo, capaci di lasciare una nuova ed esclusiva impronta genetica.
Fecondazione eterologa: a chi rivolgersi
La fecondazione eterologa è una tecnica di Procreazione Medicalmente Assistita che merita attenzione, supporto e fiducia. Per tale motivo è importante rivolgersi a centri per la fertilità qualificati e certificati, con un’esperienza consolidata nel settore. La dottoressa Monica Antinori, responsabile per la PMA presso la clinica RAPRUI, è una ginecologa con lunga esperienza in tale contesto, un luminare che ha contribuito a far nascere più di 1600 bambini e rappresenta in Italia, un prezioso punto di riferimento per le coppie che intraprendono tale percorso verso la genitorialità. Il suo approccio unisce approfondite competenze scientifiche, tecnologie all’avanguardia, ma soprattutto ascolto umano, accompagnando i futuri mamma e papà nella scelta clinica più adatta, senza mai tralasciarne l’aspetto psicologico ed emotivo. Presso il suo centro, la fecondazione eterologa viene affrontata con estrema delicatezza ed attenzione ai dettagli: scelta accurata del donatore, gestione clinica personalizzata, consulenze psicologiche, e – quando serve – supporto legale e sociale. È un iter che non riguarda solo la tecnica, ma la costruzione di una famiglia, con tutte le sue sfumature. Chi ha affrontato questa esperienza con la Dott.ssa Antinori testimonia esperienze ricche di comprensione, rispetto e professionalità. Perché in questo viaggio, sentirsi accolti fa davvero la differenza. Vuoi saperne di più? Prendi un appuntamento. Clicca qui per i contatti.