“Preferisco non fare un transfer subito che tanti transfer con esito negativo”. Quando la dottoressa Monica Antinori mi ha detto questo ho realizzato davvero quanto era speciale. Teneva a noi come pazienti, sapeva quanto fosse importante avere come obiettivo il risultato, ma senza dimenticare i costi emotivi ed economici che ci sono dietro ogni tentativo. In clinica da RAPRUI ci hanno sempre spiegato tutto, ogni strategia, non abbiamo mai brancolato nel buio. Anche questo ci ha fatto sentire convinti della nostra scelta.
La nostra storia è cominciata a causa di un varicocele di terzo grado che rivelava dallo spermiogramma una situazione un po’ critica, avevamo messo in conto di rivolgerci a un centro specializzato. Eppure ad agosto 2020, dopo diversi tentativi, una gravidanza arrivò naturalmente: una gioia durata purtroppo solo 6 settimane perché non andò avanti.
Mio marito si operò poi alla schiena e i medicinali peggiorarono la qualità del seme. I valori della mia fertilità restavano invece ancora nella norma. C’è stato un momento in cui tutti vicino a noi aspettavano figli, eravamo contenti per loro ma iniziammo ad accusare un brutto calo psicologico.
Uno di loro aveva fatto la PMA e ci consigliò di andare nella clinica RAPRUI. Era inutile perdere altro tempo e abbiamo preso il primo appuntamento a marzo 2021. La valutazione delle analisi, con il Prof Cerusico e la Dottoressa Monica Antinori, confermava che la strada migliore era fare una tecnica, anche perché il miracolo di restare incinta naturalmente non si sarebbe ripetuto.
Avevo 32 anni, mio marito 33, non eravamo “vecchi” ma neanche giovanissimi.
Tra gli esami da fare c’era anche una isteroscopia e la dottoressa mi trovò un polipo che andava operato. Sembrava una montagna da scalare. Passò un ciclo, poi la stimolazione e infine il pick-up di 8 ovuli maturi. Nel post operatorio però ho avuto un’emorragia: si era rotto un vaso sanguigno che mi ha costretta a un ricovero.
Durante la convalescenza la dottoressa Monica Antinori è sempre stata presente e ci aggiornava sull’avanzamento della fecondazione. Quattro embrioni erano lì che ci aspettavano. I primi due a essere trasferiti erano in terza giornata ma non attecchirono. Stavamo mollando, ma dalla clinica abbiamo ricevuto anche tanto aiuto psicologico che ci ha dato forza.
Avevamo altri embrioni a disposizione e la dottoressa Antinori ci consigliò di aspettare il momento giusto. La strategia era infatti di scongelare gli embrioni in terza giornata per portarli a coltura fino allo stadio di blastocisti.
Ricordo che l’embriologa, Stella Antinori, mi chiamò in un giorno festivo, anche quel giorno erano in clinica a controllare tutto. Gli embrioni si stavano sviluppando benissimo: “Preparati, inizia a bere tanta acqua perché il transfer lo facciamo oggi”. Un’emozione che non vi dico. Trasferiamo i due embrioni a blastocisti e da lì un’attesa che sembra infinita. Passiamo tutto il Natale in famiglia e quando arriva il momento di fare il test le beta c’erano, e salivano!
Si era creata solo una camera gestazionale ma lì, in clinica con il Prof Cerusico, durante l’ecografia abbiamo visto per la prima volta il nostro puntino brillare nello schermo. Un’emozione fortissima, che ci fa commuove ancora oggi che stringiamo tra le braccia la nostra bimba!”
Foto di repertorio