L’utero retroflesso può comportare problemi di fertilità e rischi per la gravidanza? Soprattutto di cosa si tratta? Va subito detto che non si tratta di una condizione pericolosa: è una semplice variazione della posizione dell’utero all’interno della pelvi femminile, inclinato all’indietro. Nella maggioranza dei casi non comporta problemi, anzi, durante la gestazione può anche assumere la corretta allocazione senza alcun intervento. Si diagnostica con una semplice visita ginecologica. Qui di seguito tutte le risposte ai dubbi principali che le donne hanno al riguardo, per affrontare il concepimento e la gravidanza senza ansie.

Utero retroflesso, cos’è?
Per comprendere bene cosa si intende con la diagnosi di utero retroflesso, occorre spiegare l’anatomia normale. Fisiologicamente questo organo riproduttivo si trova in posizione antero‑versa e antero‑flessa: ciòè è inclinato in avanti rispetto alla cervice e punta verso il pube, rispetto al retto/colonna vertebrale. I legamenti lo mantengono in sede, ma poiché si tratta di un organo che necessita di una certa mobilità in relazione alla gravidanza e all’età della donna, alcune sue variazioni di posizione anatomica sono frequenti. Si parla dunque di utero retroflesso, quando questo è inclinato verso la schiena anziché avanti, mentre si parla di utero retroverso quando si pone in un’angolazione maggiore di 90 ° rispetto al dotto vaginale. Le due condizioni sono dunque simili, ma con una differenza anatomica specifica. Quali le cause? A volte si tratta di una anomalia congenita, mentre in altri casi, la posizione diversa può essere dovuta a:
- processi infiammatori pelvici, aderenze, endometriosi
- fibromi, interventi chirurgici, parto complesso
- indebolimento dei legamenti pelvici
Detto ciò, un utero retroflesso non va considerato come una malattia, ma solo come una variante anatomica, che non comporta complicazioni della fertilità o gestazione a meno che non sussistano altri disturbi sottostanti.
Utero retroflesso: cosa comporta
In termini di fertilità avere un utero retroflesso o anche retroverso non comporta difficoltà a concepire un bambino. Tuttavia, è fondamentale considerare la causa che ha portato a questo cambiamento anatomico: se è rappresentata da aderenze, endometriosi o fibromi, qualche difficoltà può sussistere. La posizione dell’utero di per sé stessa non rappresenta un problema: le possibilità di concepire sono in linea con la media. Ciò vale anche per la gravidanza. Anzi: spesso, durante il primo trimestre, l’utero che inizia a ingrandirsi si “sposta” in modo naturale verso una posizione più inclinata in avanti, preparandosi al parto. Per il resto è importante fare un distinguo tra retroversione e retroflessione. La prima può risultare più fastidiosa, se particolarmente pronunciata o dovuta ad aderenze, dando origine a sintomi come la dispareunia o disturbi durante il ciclo mestruale, stipsi ed emorroidi. La retroflessione invece risulta sostanzialmente meno problematica.
Utero retroflesso e rischi per la gravidanza
Come già affermato, l’utero retroflesso non comporta problemi per la gravidanza, anche perché comunemente durante i nove mesi, si posiziona in uno status fisiologico. Tuttavia — come spesso accade in medicina — possono essere presenti determinate condizioni, seppur rare, che meritano di essere evidenziate e che il ginecologo avrà cura di monitorare. È il caso, ad esempio, del cosiddetto “utero incarcerato in gravidanza”: in questa situazione il prezioso organo non riesce a raddrizzarsi e rimanendo bloccato nella pelvi dietro il sacro. Ne possono conseguire ritenzione urinaria severa, dolore, difficoltà nella crescita del bambino, parto prematuro. Tale condizione è rarissima (circa 1 ogni 2.300–3.000 casi). Si possono avere anche maggiori difficoltà nel controllo ecografico, nel monitoraggio del bambino e talvolta nella modalità del parto se tale condizione non è diagnosticata per tempo, ma cosa pressocché impossibile se ci si affida ad un ginecologo attento ed esperto. Diverso è il discorso dell’utero retroverso, che più di frequente è dovuto a patologie come aderenze o endometriosi, che possono dare sintomi più comunemente ed avere maggiori difficoltà di un riposizionamento durante la gestazione. Nessun timore comunque: richiederà semplicemente maggiori accortezze e controlli. Affidarsi alla dottoressa Monica Antinori può essere la scelta giusta: con la sua esperienza ed empatia, offre alle pazienti un’accoglienza ed un percorso sempre personalizzato ed attento. Qui tutti i contatti telefonici per prendere un appuntamento.


